DALLE TORRI MERLATE

Alberto Di Raco

Dalle torri merlate s’alzano nubi e portali,
nella valle ingoiata dal buio scorrono
città antiche e strade sempre le stesse
dai mille volti rifatti scorrono luci
e automobili ai piedi di ignote montagne,
ed il forte, rinchiuso nelle sue spalle,
ancora guarda il nordovest sbarrando
la Dora irta e gelida, scrutando orde
nemiche ormai scomparse nel vento
e nella terra; ancora le torri guardano
attente il fondo della valle, ma nessuno
risponde sotto la torre ventosa; né i passi
sotto le volte e gli arazzi mostrano l’ansia
dell’attesa, ma solo il ricordo cerca la vita,
disperato sospiro dalle ferite dei muri.
Queste sono le pietre, le stesse, e queste
sono le cime e le ferite del ghiaccio
queste sono le nubi ed il vento.
Rinchiuso fra le mie squamepiume nascosto
dal sole smorente tra i fumi e la nebbia
ancora attendo su questa torre il volto
che mi ha generato il passo della madre
dietro la porta sull’autostrada immota
lampeggiante scendendo da un tempo mai
nato. Ormai le mie squame rilucono
al tramonto nebbioso le mie piume s’arruffano
al vento, e tu, madre, sei più forte del mio
ricordo, più forte del vento e del tempo pulsante
nel ghiaccio, spinto contro la valle sgomenta
sotto il cielo vuoto di mondi e del tempo.